LE MIE PAROLE - IL MIO ARTICOLO

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La guglia di marcellopubblicato su: LE FATE | Novembre - Dicembre 2012
Fabio Cilea, classe 1973, direttore della riserva naturale Saline di Priolo dal 2008, coadiuvato dalla dott.ssa Francesca Di Blasi :

“in realtà lavoro in questa riserva sin da quando è stata istituita, cioè nel dicembre del 2000, con Carmelo Iapichino. Ricordo i primi giorni, siamo arrivati qui, ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti cosa avremmo dovuto fare? Da dove iniziare? Ho cominciato a lavorare concretamente il 13 agosto del 2001, in un momento topico della torrida estate siciliana, la spiaggia era piena di gente….”

Con questa immagine di folla vociante, di costumi da bagno, di macchine e motorini parcheggiate alla meno peggio lungo la strada che i locali chiamano di “fondaco nuovo” Fabio inizia il film della sua singolare vicenda professionale e umana. Diventerà presto responsabile unico di quell’ angolo di terra umida che precede l’istmo di Thapsos. Non foss’altro che per la sua sfacciatissima posizione geografica, accanto ad una centrale elettrica, ad appena mezza sirena da uno dei più grandi insediamenti petrolchimici d’Europa, potremmo parlare con dati di fatto di un miracolo della natura. Tomasi di Lampedusa d’altronde l’aveva profetizzato nel suo “Lighea” dell’anziano professore La Ciura che racconta di una mattina speciale del 1887 nel mare di Augusta e del suo incontro con una sirena “…dai disordinati capelli color di sole e l'acqua del mare che colava sugli occhi verdi apertissimi, sui lineamenti d'infantile purezza.”
E le sirene arrivarono davvero, di natura paurosamente acustica e prosaica, però; a scandire i turni del lavoro a ciclo continuo, e con la purezza c’entravano poco. La zona industriale del triangolo pirico Melilli-Priolo- Augusta proprio in quello spicchio di pantano rivela, come una foto ingiallita, la nostra memoria; arretra timidamente di qualche passo; ci ricorda chi eravamo e da dove veniamo; lo fa sulle ali dei fenicotteri rosa e delle altre 240 specie di uccelli che per le loro più svariate ragioni, sfatando caparbiamente i luoghi comuni di noi bipedi umani, hanno eletto queste acque stagnati a propria residenza migratoria e riproduttiva.

“Cerco di vedere un territorio che ha decisamente dei problemi, che per cinquant’anni ha subito delle forti trasformazioni, senza un piano, senza un’idea se non quella di portare quante più cose possibili; ma adesso vive un momento storico, forse culturale, in cui si può cominciare a sperare nel rilancio. Dobbiamo rimboccarci le maniche perché si possa riportare alla luce le bellezze di questo territorio, che aldilà dell’aspetto predominante del polo industriale e dell’inquinamento, è anche storia, natura e archeologia.”

Ci interroghiamo con Fabio Cilea “perché è successo questo? perché abbiamo perso il Paradiso? di chi sono le responsabilità, le colpe? e se adesso c’è un barlume di speranza?”; e cresce in noi l’ansia e la paura. Ma lui, come chi ha ormai saldamente in mano il timone per solcarlo questo mare di insidie e di tradimenti, ci rassicura con un largo sorriso:

“Possiamo affermare con una punta d’orgoglio che questo territorio sta cambiando volto. Dieci anni fa, quando abbiamo iniziato quest’avventura con Carmelo Iapichino, questa era solo una grande discarica; nessuna protezione. Non c’erano i cancelli e il muro di limite; in pratica la gente qui faceva quel che voleva. Per un anno e mezzo abbiamo portato via spazzatura, inerti, materiali di risulta; di tutto. La colpa… la colpa non può che essere di chi gestisce il territorio; di chi aveva il potere decisionale del cosa farne e ha deciso che quella zona, sicuramente di bellezza straordinaria, dovesse diventare un’area industriale. In un momento storico in cui purtroppo non si parlava di turismo, di cultura, di bellezze naturalistiche, e la gente aveva fame di salario sicuro e di lavoro.”

Ironia della sorte, la stessa parola salario deriva dal compenso che i soldati nell’antica Roma percepivano in sale. Il sodio come moneta, l’oro bianco. A ben studiare la storia forse ci saremmo potuti tenere alla larga da quello nero e oleoso. Come procede il tuo di lavoro per la tutela del territorio?

“Per quel che ci riguarda e che gestiamo direttamente, ovvero le Saline, abbiamo grande soddisfazione: dopo appena otto anni la riserva è stata insignita del titolo dell’oasi più bella d’Italia, dove poter osservare gli animali; e dopo dieci anni la Comunità Europea ci ha riconosciuto come la destinazione europea di eccellenza per un turismo di tipo alternativo.”

Ma la bonifica delle Saline non era che una, la prima di nuove esaltanti avventure:

“Il mulino a vento è un altro sogno. Intimamente connesso alla gestione del livello idrico dell’area umida: tanta acqua, così come poca acqua di norma significa pochissimi uccelli. Per cui l’obiettivo era gestire correttamente il livello evitando le pompe a benzina e a gasolio che ponevano problemi non solo ecologici. Ci è venuto in aiuto il film di Ermanno Olmi “ I fidanzati” dove, in una passeggiata alle saline di Priolo, è filmato chiaramente il funzionamento di un mulino a vento. Perché non ricostruirlo? ci si è detti. Utilizzeremo la forza del vento per spostare l’acqua, ma soprattutto valorizzeremo il territorio restituendogli una parte mancante e creeremo una nuova attrattiva turistica.”

E poi arriva il momento de La Guglia di Marcello?

“Ricordo nel 2004, con Iapichino, ci rendiamo conto che nel territorio di Priolo, chiusa fra la ferrovia e una serie di strutture industriali, si trova un monumento probabilmente costruito dai romani in onore del loro condottiero Marcello, per celebrare la conquista di Siracusa. Ci sembra una cosa eccezionale; e poi c’è da riempirsi la bocca con questa storia dei romani… ma sta di fatto che molti locali, molti priolesi, conoscono l’esistenza del monumento per sentito dire, ma ne ignorano l’ubicazione… in pratica non l’hanno mai visto. Da lì comincia un percorso per la realizzazione di un sentiero- natura, che attraversando tutta la riserva, attraversando dei terreni di proprietà Enel darà la possibilità a tutti di poter ammirare questo monumento.”

Sono le orme nobili del passato che ri-emergono dopo millenni con tutto il loro orgoglio e il loro enorme carico di storia e di cultura. Opere e manufatti dell’uomo che si spingono e cercano il cielo. Ciminiere “bianche” da cui non fuoriescono effluvi tossici e maleodoranti. Pietre intagliate e acconciate dal sudore e dalla cura dell’uomo per celebrare altri uomini, non per ammorbarli; piramidi innalzate a dimostrare la timoranza degli dei, non per sfidarli.

“…è un monumento che ha una grande importanza nella storia della stessa città di Siracusa, nel contesto di quello che poi sarà il passaggio della dominazione greca a quella romana; un monumento che deve tornare di proprietà del territorio, di chi lo abita e di chi il territorio ha voglia di visitarlo e vuole ammirare un’opera antica al di fuori dai giri turistici dei grandi flussi.”

Una delle tappe basilari per il percorso di fruizione del monumento passa attraverso l’organizzazione di un convegno. Finalità, temi trattati, relatori?

“Il convegno che si terrà il prossimo 15 dicembre a Priolo ha il duplice scopo di firmare ufficialmente l’accordo con Enel che assicura la disponibilità dell’uso di questi terreni, e dare così inizio ai lavori per realizzare il sentiero, attrezzandolo in modo tale da permettere alla gente di visitare questo monumento. La seconda parte del convegno invece sarà dedicata a ciò che è in cantiere per le Saline, la realizzazione del museo, il centro- visite che verrà realizzato dove un tempo c’era l’Espesi, sull’istmo di Thapsos; la ricerca scientifica, le attività di valorizzazione, di educazione ambientale che stiamo mettendo in atto per cercare di cambiar, almeno in parte, la visione di questo territorio e far capire che in una zona dove tutto sembrava irrimediabilmente perduto, con un po’ di buona volontà si può ripartire. Per la realizzazione di tutto ciò tengo a sottolineare lo stretto rapporto di collaborazione e sinergia raggiunto con il Comune di Priolo Gargallo. Oltre alla presenza delle istituzioni e ai saluti di rito saranno presenti la dott.ssa Rosa Lanteri dalla sovrintendenza di Siracusa, che presenterà l’opera sotto il profilo storico e archeologico e la prof.ssa Francesca Gringeri Pantano, che racconterà come i viaggiatori nei secoli hanno visto, dipinto e descritto questo monumento e come esso sia cambiato nel tempo. Sono convinto che se tu ci dessi la tua disponibilità potresti in qualche modo condurre e moderare il convegno intervenendo con le osservazioni proprie del tuo mondo artistico e culturale. “

Ho scritto canzoni e raccontato storie su questo territorio martoriato e ancora incredibilmente affascinante e vitale. A moderare un convegno confesso di non averci mai pensato; ma questo territorio mantiene intatta la sua capacità di ammaliare sorprendere. Penso proprio che accetterò l’invito.

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Rivista LE FATE

Sono stato coinvolto in questa avventura editoriale da Alina Catrinoiu, una ragazza rumena che ha scelto la Sicilia come sua patria d’elezione. Mi ha convinto dell’esigenza di mettere per iscritto e in buona grafia i nostri pensieri, i sogni, le visioni. Noi che, insieme a tanti altri, abbiamo deciso per la nostra Isola, non l’amore incondizionato, irrazionale, fanatico, nostalgico-folk, ma il rispetto per la memoria, il territorio, la cultura e le persone. Abbiamo messo insieme una squadra di donne e uomini (molte di più le donne, per la verità…qui c’è una quota azzurra che andrebbe sostenuta…), organizzati per macro-aree, la musica, l’arte, la letteratura, il cinema, la fotografia, la cultura d’impresa…e abbiamo dato forma grafica ai nostri desideri, alle nostre parole. Ho scelto il nome de Le Fate perché sono caratterialmente attratto dal mondo invisibile e dai suoi significati, e perché sono alla ricerca di quel mondo che a volte vedo distintamente. A volte appena sopra l’orizzonte, a volte sotto i nostri piedi. In ogni paese del mondo c’è un regno delle Fate, fra le pareti delle antiche caverne dimora di monaci bizantini…. o sulle ali delle farfalle che planano sulle zagare degli aranci in primavera; tra i labirinti di luce di un antica masseria con le finestre ferite dal vento o sulle lingue di fuoco che ardono nei rosari delle donne in preghiera. Nelle rime di una filastrocca urlata dai carusi per la strada, o nei sospiri di una ninna-nanna a una picciridda ccu l’occhi sbarati tanti che non vuole dormire Oggi le abbiamo dimenticate, ma non per questo Le Fate non esistono. Soltanto i sogni, talvolta, ne danno testimonianza. Nello stato di semi-coscienza tornano a popolare i nostri pensieri, ci consolano, leniscono le ferite del giorno con le loro carezze. Ma riappaiono anche ad occhi aperti, quando la fervida speranza nella nostra memoria le svela da un arcaico silenzio; e allora ecco che languide melodie si librano, se le sai ascoltare, intonate dal sospiro del loro volto pallido. Non aver paura, non aggrottare le tue ciglia, non porti inutili domande; accoglile senza remore. Loro sono delicate e molto discrete, potrebbero fuggire per non tornare mai più.

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